Anticipare, immaginare e pianificare ipotesi future rendendole attuabili e tangibili è un approccio che da sempre appartiene al ruolo dell’architetto.
Marta Pesamosca, come un talent scout, individua le risorse e i talenti dei vari “attori” territoriali (abitanti, professionisti, maestranze, imprenditori, istituzioni, aziende, artigiani, privati, associazioni, commercianti, creativi, artisti, makers, etc.) e li promuove in una direzione sostenibile e flessibile verso nuovi scenari da pianificare.
La possibilità per l’architettura, per l’arte terapia e per l’art empowerment di poter lavorare con le metafore crea spontaneamente degli ambiti comuni di operatività… spazio da abitare, spazio da riempire, spazio da condividere, spazio da definire.
Architettura e arte terapia trovano uno dei loro punti di contatto proprio nello spazio quando, in entrambi, si parla di crescita, costruzione e continuazione (continuum).
L’architettura può così diventare uno strumento di mediazione artistica in diversi ambiti: in un’idea, in un manufatto, nelle varie fasi di un processo, nei feedback dei partecipanti durante un incontro, etc.
‘Giocare’ sul tema dell’architettura, intendendola come metafora esistenziale, come disciplina che si occupa di costruire spazi, abitare gli spazi, abbellire gli spazi. Tutto ciò può quindi integrarsi con il tema dell’esistenza… costruire l’esistenza, progettare l’esistenza, abbellire l’esistenza, condividere l’esistenza.
L’architetto ha spesso rivestito un ruolo di consigliere e di propositore, oltreché di realizzatore, declinando l’etimologia del pro-getto nel suo senso più diretto e immediato: quello di un’evocazione – qui e ora – del futuro (proiectus in latino è propriamente l’azione del gettare in avanti, e dunque del proiettare).
L’architettura riguarda l’intero mondo dell’abitare, vale a dire l’insieme delle relazioni che l’uomo stabilisce con il contesto. Si tratta di relazioni funzionali, simboliche, rappresentative e produttive da trasmettere e consegnare alle generazioni future.
Lo spazio dell’esperienza diventa il campo d’azione in cui aspetti che riguardano l’architettura, l’arte terapia e l’art empowerment possono permettere di innescare processi partecipati di trasformazione delle realtà, dei luoghi e delle città che le caratterizzano in cui la negoziazione rappresenta un determinante significativo.
Nella ‘costruzione del senso di appartenenza’ l’architetto/arte terapeuta può così utilizzare cre-attivamente i materiali dell’architettura. La costruzione di appartenenza è un lavoro lungo e complesso attraverso il quale – che si tratti di un approccio, di un manufatto o di un linguaggio – devono essere fatti propri orizzonti e contesti per evitare che siano opere o interventi privi di carattere e verità.
L’architettura offre pertanto inesauribili metafore per poter riflettere sulla realtà e sull’attualità, con essa il globale è capace di diventare locale e viceversa. Il pro-getto che sfocia nella dimensione prevalente della creatività, la natura che diventa materiale della trasformazione.
Un insieme di interventi e di incontri fatti di partecipazione ed empatia che si occupa sempre più di infrastrutture, trattandole innanzitutto come metafore, aggiunte alla città esistente senza aumentarne le tracce… Avremo così a disposizione un intero scenario per creare luoghi e città piacevoli e condivisibili.
Grazie all’incontro, alla partecipazione, all’interazione, trasformare così lo spazio in un attivatore, un catalizzatore di processi espressivi e creativi da intendersi come vere e proprie infrastrutture temporanee.
Marta Pesamosca è una professionista che rappresenta una nuova figura, quella dell’architetta/arte terapeuta – intesa come trama di aggregazione – fra differenti professionalità ed individui presenti nel tessuto territoriale, che facilita e sostiene il confronto e il dialogo fornendo e condividendo idee e soluzioni efficaci e durature, secondo due linee prevalenti:
- quella tradizionale di conservazione, tutela, promozione e valorizzazione del patrimonio culturale, relazionale e di conoscenze del territorio;
- quella innovativa, facendo in modo che espressività, creatività e tecnologia si mettano a disposizione soprattutto delle nuove generazioni per comunicare lo stesso patrimonio culturale e di conoscenze rendendolo così valore rinnovato nei messaggi; definendo strategie e linguaggi trasversali e diversificati capaci di attivare e valorizzare in modalità attualizzata il progetto, il prodotto, la creazione, la necessità, il manufatto, la realtà nel contesto territoriale in cui ci si trova ad operare.